La colonna di Kitub ( a Dheli )

 

La sua età non ha potuto essere stabilita con certezza, sebbene si sappia che abbia più di 4000 anni .

Essa è composta da pezzi di ferro saldati o tenuti insieme in chissà quale modo che, sebbene esposti ad un clima caldo e umido e a tutte le intemperie, non hanno segni di ruggine .

 Si tratta di ferro puro che noi possiamo oggi produrre, mediante elettrolisi, solo in piccolissime quantità .

 

 

La tomba di Chou Chu

 Nella tomba del generale cinese (vissuto tra il 265 e il 316 d.C. ) venne ritrovata, fra altri oggetti, una curiosa cintura che, sottoposta nel 1958 ad accurate analisi presso l'istituto di fisica applicata dell 'Accademia delle scienze cinese, risultò composta per l'85%di alluminio, per il 10%di rame e per il 5%  di manganese .

 Benchè l'alluminio sia largamente diffuso sulla terra, è molto difficile da estrarre . Il procedimento elettrolitico,  che è sinora il solo conosciuto per ricavare l'alluminio dalla bauxite, non è stato sviluppato che dopo il 1808.

 Il fatto che artgiani cinesi siano riusciti ad estrarre l'alluminio dalla bauxite 1600 anni fa, rappresenta un'importante scoperta nella storia mondiale della metallurgia .

 

 

Antico Egitto

 Fra i rinvenimenti di cui è stata data notizia si trovano mappe astronomiche di una precisione sorprendente  e un gran numero di oggetti, molti dei quali non hanno potuto ancora essere identificati .

Vi sono anche lenti di cristallo perfettamente sferiche, fabbricate con altissima precisione .

 E interessante notare che lenti analoghe sono state trovate anche in Iraq e nella Australia centrale ed esse possono essere oggi ottenute soltanto con un abrasivo speciale a base di ossido di cerio . Da ciò scaturisce una domanda : gli Egiziani conoscevano l'elettricità?

 Infatti l'ossido di cerio si produce con un processo elettrochimico ed è assolutamente impossibile isolarlo senza disporre di energia elettrica .

 Consideriamo il fatto che nelle viscere delle piramidi si trovano vani talmente segregati dal mondo esterno che l'aria fresca vi venne portata dai loro scopritori, 40 secoli dopo la chiusura .

 Ora... le pareti, i pavimenti ed i soffitti sono coperti da finissimi geroglifici a più colori, pitture che sono state certamente eseguite nell'interno dei locali, quando la costruzione era già stata ultimata . Ma di quale luce si poterono servire gli artisti ?

 Per effettuare opere di tale delicatezza e perfezione occorrono potentissime sorgenti luminose e fiaccole o lampade non potrebbero bastare ; ed esse non furono certamente usate poichè non c'è traccia di fumo o fuliggine, come ne ritroviamo invece in tutti i vani chiusi illuminati con tale sistema .

 Che i figli del Nilo abbiano fatto uso delle sorgenti luminose a cui noi stessi ricorreremmo in circostanze analoghe ?

 

Le pile di Bagdad

 Un ingegnere tedesco incaricato di costruire le fogne di Bagdad scoprì, fra quelle che il museo locale considerava "cianfrusaglie ", pile elettriche ancora funzionanti, etichettate come "oggetti di culto" e risalenti alla dinastia dei Sassanidi . Le ricerche condotte in seguito a tale rinvenimento rivelarono l'esistenza di una setta che, a partire da 2000 anni fa, difendeva gelosamente i segreti dell'elettricità in genere e della galvanoplastica in particolare .

 Gli elettricisti occulti di Bagdad tuttavia non inventarono nulla : pochi chilometri a sud della capitale irachena,  nel cuore dell'antica Babilonia, sono venuti alla luce accumulatori che si ritengono fabbricati 3 o 4 mila anni fa... manco a dirlo... su licenza egizia .

 

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