Itaca
Assorto guardo lontano. Orizzonte
confuso dove il cielo si perde.
Sto in silenzio le mani appoggiate sul
bordo di questa mia nave casa mai quieta di un
vagare insoluto verso destino che forse sol di
un sogno era Parto.
Il sole s'è alzato sopra indistinta
barriera accende di luce ogni onda come stella caduta
di notte su gocce di brina.
La rotta più non ricordo il passato
un miraggio di pena l'amore più volte rimpianto
un Dì non bastava a fermare la scena.
Il vento ora s'alza leggero la vela
risplende nel sole l'onda ora sento tagliare furtiva
profonda ferita che non dà dolore.
Laggiù fra la coltre di nubi
forse è il luogo che mi vide partire.
Forse invece s'è perso e
la casa che resta è questo viaggio
dove il fine è solo l'andare.
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